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Cesena, Italia
Ristrutturazione attico in centro storico

L’appartamento si trova nel cuore del centro storico di Cesena, in una posizione privilegiata e con l’opportunità di traguardo di un paesaggio urbano e naturale circostanti davvero eccezionali.
Il suo stato di abbandono e degrado in fase ante-progettuale si affiancava ad una forte frammentazione interna e ad una organizzazione claustrofobica degli ambienti che vanificava le potenzialità della casa.

La demolizione dei muri divisori esistenti ha permesso innanzitutto una riorganizzazione planimetrica orientate verso una più fluida successione degli ambienti, ora meno numerosi ma di più ampio respiro. Allo stesso tempo la riorganizzazione delle aperture verso l’esterno e verso la corte interna ha favorito un maggiore ingresso di aria e luce naturali.

Il livello dell’ingresso ospita la cucina/sala da pranzo, il salotto e un bagno. La scala, di cui è stata mantenuta la struttura intervenendo solo sul restyiling delle finiture, conduce al piano superior. dove Qui la camera da letto, il bagno privato e un ripostiglio completano le richieste della nuova proprietaria.

La ricercata fluidità della successione degli ambienti è favorita dalla presenza minima di porte interne e di spazi connettivi, obiettivo che è stato possible raggiungere anche grazie alle potenzialità insite nell’esistente articolazione della casa.
Di aiuto nel raggiungimento dell’obiettivo corre anche l’omogeneità delle finiture scelte per le superfici più estese della casa, listoni incrociati di teak a pavimento e tinta bianca alle pareti, presenti in ogni stanza sia al piano terra sia al piano superiore.

Il bianco imperante che ricorre anche negli arredi è enfatizzato dagli accenti dorati dati dagli specchi e dal corrimano in ottone satinato. Essenza lignea, bianco e oro costituiscono la terna materica e cromatica a cui è affidata la stesura del file rouge che lega e armonizza tutto l’intervento, in evidente e voluto contrasto con la cupezza e il disordine originari.

La cucina, in tal senso, ne è evidenza paradigmatica. Pur senza abbandonare una conformazione collaudata e tesa ad ottimizzare lo spazio di lavoro (penisola con fuochi e lavello, colonne alle spalle), il progetto punta ad una sintesi estrema.

L’eterogeneità delle funzioni, tipica di ogni cucina, viene completamente assorbita da un’architettura “vivente” a parete, una successione di ante e componenti estraibili che nascondono mobili contenitori, scaffali, elettrodomestici e scompongono il volume originario in ogni direzione possibile. Nulla è lasciato al caso o al caos. Quello che colpisce entrando è il rigore di un ordine cercato e ottenuto, ma smussato dalle vibrazioni del motivo “a bamboo” che riveste la parete attrezzata: è lui il protagonista indiscusso. La serrata successione dei piccoli cilindri bianchi spicca tra le superfici di specchio e oro che la affiancano, e in esse raddoppia la sua presenza. 

La stessa discrezione di tonalità e geometrie del bancone, del tavolo, dei corpi luminosi, partecipa al riconoscimento del suo assoluto primato.

L’uso mai banale dell’arredo risiede nel non intenderlo come la sommatoria di oggetti aggiunti, semplicemente occupanti lo spazio disponibile. Se assunto come aspetto integrante il progetto architettonico, ovvero stabile nel tempo e frutto di un disegno condotto fino al dettaglio, le sue potenzialità si amplificano.

Sotto quest’ottica i tre mobili a termine degli ambienti principali della casa sono stati pensati come autonomi ma integrati nello spazio, marcatamente differenti ma tra loro relazionati. Il loro porsi agli “estremi” enfatizza l’eccezionalità del caso, una sottesa indipendenza reciproca e la necessità di una sperimentazione puntuale.

In ogni caso texture, materiali, luce, colori e sistemi di apertura rappresentano le componenti principali su cui si è riflettuto in fase di progettazione.

La superficie esposta, fondale della sala e della cucina da un lato, articolazione di piani nella camera da letto dall’altro, rivela nel suo aprirsi e decomporsi ambienti celati, spazi inizialmente impercepibili, profondità differenti in base a necessità e vincoli. I piani apribili si muovono per rotazione, scorrimento, sovrapposizione, a seconda dei casi. Entrano in scena come quinte teatrali, adattandosi con gesti semplici ed immediati ad ogni scena della vita quotidiana.