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Finale Emilia, Italia
Villa unifamiliare

L’incarico prevedeva la progettazione di un edificio che accogliesse una giovane coppia con tre figli, al ritorno nel paese di origine dopo anni di spostamenti in giro per l’italia a causa il lavoro del marito, calciatore.

L’area sulla quale si è intervenuti si trova all’interno di una delle tante lottizzazioni ai margini di un piccolo paese della pianura padana. L’area di costruzione si presentava con una forma assolutamente regolare con un angolo smussato da un incrocio stradale.

Il carattere degli edifici già realizzati nell’intervento di espansione, tutte a destinazione residenziale, lasciava forti dubbi sull’opportunità di dialogo con l’intorno. A questi vicini dalle volumetrie intimidatrici, la casa si contrappone quindi con una certa indifferenza, tutta tesa a rispondere alle indicazioni fornite dalla committenza: l’abitazione doveva essere sufficientemente rappresentativa, e caratterizzata da un’attenta calibrazione della luce interna, sia naturale sia artificiale, in grado di enfatizzare nei giusti modi gli importanti pezzi di una piccola raccolta di quadri di Giorgio De Chirico. Fondamentale, infine, era la presenza uno spazio da destinare a zona “benessere” per l’attività fisica quotidiana.

Il risultato dello sforzo progettuale si attua su un prisma puro, all’interno del quale vengono ricavati due piani che convenzionalmente offrono la zona giorno al piano terreno (più un garage per due auto) e le camere da letto al primo piano. Scelto dunque il solido di partenza, il progetto lavora per sottrazione di porzioni di volumi e superfici, lasciando che siano questi nuovi “vuoti” a disegnare le planimetrie dei due livelli: sottrarre invece che aggiungere diventa il filo conduttore di tutta la fase progettuale. Ne derivano una serie di ambienti che affacciano su un sistema di corti e terrazzi interni al perimetro del fabbricato, consentendo alle ampie aperture vetrate di affacciare verso spazi esterni intimi e introspettivi, nel massimo rispetto della privacy della vita domestica. I grandi infissi oscuranti scorrevoli esaltano questo gioco di sottrazione di volumi, anche grazie alla loro tessitura uniforme in legno non trattato che contrasta con la candida superficie rasata a cappotto in bianco assoluto. L’organismo risulta insomma semplice e lineare, architettonicamente immediato, ma con un carattere formalmente deciso e risoluto. Offre riservatezza e chiede separazione da ciò che lo circonda in maniera sobria e spiazzante, facendo della luce uno degli attori del progetto.